11/04/08

L'EPILOGO

  • Ovvero la conclusione.
  • Si tratta di un altro dei punti deboli dei pezzi giornalistici.
  • Spesso infatti l’articolo viene interrotto di colpo.
  • E’ importante invece che chi legge abbia l’impressione di un cerchio che si chiude.
  • Ecco perché in effetti le conclusioni spesso sono legate agli incipit, proprio per dare maggiormente questo senso di circolarità.
TIPI DI FINALI
  • a. Conclusione-sintesi: molto comune, presenta un breve riassunto delle principali idee dello scritto.
Es.:
"In realtà noi non siamo in presenza di un capo dello Stato eccentrico [Cossiga], ma di un capo dello Stato con caratteristiche eversive, da lui stesso rivendicate e pubblicamente conclamate. A qualcuno piacerà così. A noi no. Ma poco conta. Conta che egli si è messo da tempo fuori dalla legge e dalla Costituzione" (Da "la Repubblica", 17.11.1991)
  • b. Conclusione con aneddoto: la conclusione con un aneddoto, una storia, un fatto concreto, un’immagine a effetto trae le fila dell’intero testo attraverso elementi narrativi o visivi che attirano la fantasia e l’immaginazione del lettore.
Es.:
"Il politico siciliano dice di aver capito la lezione e di aver rotto definitivamente con certe cattive frequentazioni. Eppure si sa che ha trascorso le vacanze nel villaggio turistico gestito dalla famiglia del boss Gancemi. I bene informati dicono però che non era certo lì per curare i suoi affari visto che si trovava in compagnia di una sconosciuta bellissima che non ha mai lasciato, neanche per un momento…". (Da "Il Mattino", 5.4.1998).
  • c. Conclusione con brevi affermazioni: questo tipo di conclusione segue un periodo che rappresenta la vera chiusura del testo, come fosse un ripensamento, un suo approfondimento. Spesso questa aggiunta è costituita da un "frammento", una frase senza un verbo in modo finito.
Es. :
"…Per il piccolo S. ci sono dunque poche speranze. O ritorna nel giro della delinquenza. O accetta di essere adottato e di perdere i suo genitori e la sua famiglia. Nel mondo dei bassi napoletani un destino simile a quello di tanti altri ragazzi". (Da "La Stampa", 6.4.1999)
  • d. Conclusione-citazione: anche nelle conclusioni, è possibile usare citazioni di tutti i tipi, purché in tema con lo scritto.
  • e. Conclusione-domanda (o conclusione problematica, aperta): la conclusione domanda pone al termine dello scritto interrogativi irrisolti, problemi aperti o scenari futuri.
Ecco un esempio tratto da un articolo dedicato alla politica scolastica del governo Berlusconi:
"… Per ora il Ministro della Pubblica Istruzione non pare intenzionato a mettere in atto iniziative significative contro la scuola pubblica e a favore della scuole privata. Anzi c’è chi dice che lascerà le cose come stanno… E se fosse proprio questo - lasciare le cose come stanno - un modo per favorire il degrado della scuola pubblica e l’inevitabile ascesa di quella privata?" (Da "L’Indice", 2001).
  • f. Conclusione-analogia: la conclusione-analogia introduce un paragone fra il tema trattato e una situazione che presenta delle somiglianze.
Es.:
"Nella lotta tra galli, l’importante è che il becco colpisca feroce e che il sangue schizzi copioso dal collo dell’animale ferito a morte. Solo che ad avere assunto i tratti spasmodici della lotta da cortile è l’intera vita italiana: dov’è una gara a chi urla più forte, a chi azzanna l’avversario alla giugulare e gli augura di andare in malora, lui e tutti i filistei suoi pari".

Vedi anche: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi.

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