28/03/08

SCRIVI IL LEAD DEL TUO PEZZO

LA COERENZA INTERNA DEL TESTO

  • Un testo, qualsiasi sia la sua destinazione, ha sempre un esordio (l'incipit) ed un finale (epilogo).
  • Tra l’esordio e l’epilogo ci sta… tutto il resto del testo.
  • Potremmo chiamare questa parte centrale lo sviluppo di quanto è stato avanzato (o proposto, o supposto) nell’incipit.
  • Fatto sta che è difficile riuscire a descrivere i modi e le forme tipiche con cui scrivere "il resto" di un testo, giornalistico e non solo giornalistico.
  • Succede un po’ come le partite di scacchi: esistono istruzioni per l’uso abbastanza precise che vi spiegano come aprire una partita e come chiuderla, non ne esistono di precise su come condurla "nel mezzo". Le possibilità sono infatti infinite.
  • Diciamo comunque che un testo deve avere un inizio, un centro, una fine e che queste parti devono essere equilibrate (un incipit non può essere più lungo dello sviluppo centrale), ma soprattutto devono essere connesse tra loro.
  • A dirlo sembra facile ma facile non è.

Cerchiamo allora di capire in cosa consiste questa connessione tra le parti di un testo.

COERENZA

  • Un testo deve essere consequenziale (per esempio sul piano logico e/o cronologico) e non saltare di palo in frasca. Quando parliamo spesso lo facciamo, ma quando scriviamo dobbiamo evitarlo, non dobbiamo mai perdere il filo del discorso.

COESIONE

  • Un testo deve essere coeso nel senso che devono esistere collegamenti che garantiscano i 'ponti' tra i vari pezzi del testo. Chiameremo questi collegamenti le viti, i chiodi e le cerniere del testo.

PROGRESSIONE

  • Un testo deve svilupparsi, deve avere una sua linea, una sua trama, o parabola. Se per esempio io intendo dimostrare una certa tesi dovrò procedere con un certo ordine, per tappe o gradini, e non ammucchiare i miei argomenti alla rinfusa.


Di seguito alcuni modi classici per ordinare linearmente il proprio discorso:

  1. dalle premesse alle conclusioni
  2. dal prima al dopo
  3. dal generale al particolare (o viceversa)
  4. dal semplice al complesso
  5. dalla causa all’effetto
  6. dal vecchio al nuovo

UN ESEMPIO PRATICO

  • per uscire dall’ambito teorico facciamo subito un esempio:


- "Da quest’anno gli automobilisti cinesi potranno beneficiare dell’agopuntura mentre guidano. E’ stato infatti messo in vendita uno speciale cuscino elettrico, a vibrazioni, in grado di alleviare la fatica del guidatore. Studiato da esperti cinesi di agopuntura, questo dispositivo si è già rivelato efficace nel ridurre gli incidenti stradali dovuti a una eccessiva fatica o stanchezza degli automobilisti. Il cuscino, prodotto da una ditta di Pechino, è stato diffuso in 135.000 pezzi destinati al mercato interno. Ma già alcune aziende francesi, tedesche e americane ne hanno chiesto la licenza per produrlo e destinarlo agli automobilisti occidentali".

OSSERVIAMO

  • Tutte le informazioni riguardano lo stesso argomento: il cuscino elettrico.
  • Notiamo poi che i pezzi sono collegati tra loro secondo un ordine di successione che, in alcuni casi, è vincolante (se invertiamo la posizione delle due frasi che compongono il primo capoverso il discorso non fila più).
  • Alcune espressioni servono a garantire i legami tra i pezzi del discorso; per esempio "infatti", "questo dispositivo", "il cuscino", "ma".
  • Infine: il discorso ‘progredisce’ spostandosi dal piano dell’efficacia sociale e individuale (il cuscino fa bene ai guidatori e previene gli incidenti) a quello economico (si vende tanto), dalla prospettiva cinese a quella occidentale: il cuscino elettrico si sta per diffondere in Europa.

CONCLUDENDO

  • Un buon testo giornalistico, e non solo, dovrebbe presentare le caratteristiche sopra elencate.
  • Naturalmente più la scaletta di partenza sarà forte e più vi sarà facile rispettare questi criteri di coerenza/coesione/progressione interna al testo.
  • Tuttavia quando si passa dalla fase dell’ideazione a quella della stesura si possono incontrare difficoltà.
  • Per esempio non sempre risulta agevole trascorrere da un argomento all’altro, legando i pensieri (il testo risulta allora segmentato, spezzato).
  • A questo proposito vi esorto a concentrarvi sulla divisione in paragrafi (o capoversi).

Vedi anche: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi.

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IL LEAD

  • E' arrivato il momento di scrivere il nostro pezzo.
  • Da dove partiamo?
  • Ma dall'inizio, naturalmente.
  • Attenzione però. Mentre tutto il resto dell'articolo sarà costruito rispettando abbastanza fedelmente la scaletta, l'inizio (o incipit) è una vostra creazione.
  • Con l'incipit vi giocate l'attenzione e l'interesse del lettore.
  • Sono poche righe ma strategiche, che devono fare centro, che devono colpirlo, incuriosirlo.
  • Dunque un buon inizio, un buon lead è davvero metà del vostro pezzo.

To lead in inglese significa "guidare". Ebbene con l'attacco del pezzo voi guidate il lettore alla sua comprensione. Lo mettete sul binario giusto. Gli date la chiave per capirvi.


LA REGOLA DELLE 5 W+ 1H

  • L'attacco giornalistico classico, di origine anglosassone, è quello basato sulle cinque W. Ricordiamole:


- WHO? CHI?
- WHERE? DOVE?
- WHEN? QUANDO?
- WHAT? CHE COSA?
- WHY? PERCHÉ?

- HOW?COME?


TIPI DI ATTACCO


Nelle prime cinque righe il giornalista dovrebbe (ma non è obbligatorio) rispondere a tutte queste domande. E per farlo spesso si parte subito con una presentazione del personaggio principale, colto dal vivo, in movimento e a partire da certi particolari di effetto. Ci sono però altre possibilità ed ognuna di esse ottiene sull'ipotetico lettore effetti diversi. Vediamo quali sono! Possiamo iniziare il nostro articolo con:

  • Una enunciazione o una situazione - quando il punto di partenza del nostro articolo è l'enunciazione del fatto o di un particolare del fatto (situazione) diminuisce l'imparzialità. L'intero pezzo sarà letto sotto l'influenza dell'informazione iniziale.
  • Una dichiarazione - ovvero inizio in medias res, teatrale, ad effetto. Il risultato è quello di drammatizzare la notizia. Attenzione: la dichiarazione riportata nell'incipit non esprime il punto di vista dell'articolista ma quello di un protagonista, di un testimone, di un osservatore, comunque di parte. Nel corso del pezzo verranno perciò presentati anche altri punti di vista, citati o riassunti.
  • Un interrogativo - questo genere di incipit ottiene sempre l'effetto di trasformare un fatto di cronaca in un problema collettivo. Mira a coinvolgere il lettore, quasi rivolgendosi direttamente a lui. Quel che conta non è tanto l'avvenimento in sé e per sé ma le riflessioni che provoca. Quello che era un incipit troppo "tagliato", adesso diventa il punto d'avvio d'una inchiesta, d'un dibattito, d'una questione aperta.

MENÙ DI INCIPIT

Naturalmente non esistono solo questi modi per dar vita ad un pezzo giornalistico. Ne esistono tanti altri, probabilmente infiniti (una modalità può mescolarsi con l'altra). Qualche avvertenza però prima di cominciare:

  • non siate troppo scolastici e meccanici;
  • non tutte le introduzioni rientrano perfettamente in una di queste categorie;
  • alcune sono del tutto originali (e non per questo peggiori);
  • l’importante è avere dei modelli di riferimento;
  • si può sempre cambiare, trasformare, contaminare.


  • 1. Introduzione-sintesi (che ricorda il lead basato sulle cinque W). Una delle più comuni in tutti i tipi di testo, non solo giornalistici. Essa riassume l’argomento o la tesi dello scritto.

esempio:

- "L’effetto serra, il buco dell’ozono, le piogge acide sono le calamità di carattere generale che – a quanto pare – ci minacciano più da vicino. Tutti giorni i giornali riferiscono…"

  • 2. Introduzione con aneddoto (che ricorda il lead basato sulla situazione). Si parte con una scena, un aneddoto, un esempio.

Così un articolo dedicato alla diffusione delle "armi leggere" nel mondo:

- "L’aereo doveva trasportare aiuti umanitari per i civili travolti da uno dei tanti conflitti che si combattono in giro per il mondo. Difficile trovare una copertura migliore, accanto alle casse dei medicinali furono stivate casse in tutto simili, non fosse stato per il contenuto: fucili mitragliatori Ak-47".

Il tema del pezzo è generale ma per richiamare l’attenzione del lettore si parte da un episodio specifico, che vale come esempio d’una certa tendenza o fenomeno.

  • 3. Introduzione-citazione (che ricorda il lead basato sulla dichiarazione). Può trattarsi di un proverbio, di qualche verso di un poeta o della frase pronunciata da una persona più o meno nota. E’ importante che il contenuto della citazione venga ben collegato con l’argomento del testo (a volte qualcuno per fare sfoggio di cultura butta lì delle belle frasi che però non c’entrano tanto con il resto).

Ecco un caso semplice ma efficace. Si tratta della citazione d’un vecchio proverbio: "Il nemico del mio nemico è mio amico".

- La formula è ben conosciuta. Applicata di frequente nel corso delle rivalità di potere tra gli Stati, si adatta particolarmente al Medio Oriente, una zona strategica perennemente instabile per quanto riguarda sia i regimi, sia i rapporti frontalieri.

  • 4. Introduzione con brevi affermazioni. E’ tipica di uno stile giornalistico secco, fatto di piccole frasi giustapposte.

Ecco un esempio tratto dal Diario (1.9.1999):

- "Michele a sedici anni aveva già commesso quindici reati, dal furto era passato allo scippo e poi allo spaccio di stupefacenti. Uscito dal carcere cominciò a rapinare i supermercati. Oggi ha vent’anni ed è di nuovo in galera per associazione a delinquere di stampo mafioso".

  • 5. Introduzione-analogia. Instaura un confronto tra il tema dello scritto e un’altra situazione. Lo scopo è di spiegare il proprio problema sfruttando un contesto simile che possa attirare l’attenzione iniziale del lettore.

Per esempio:

- "Nessuno spreca il fiato per lodare l’aria e l’ossigeno. Almeno finché respira. Si lodano i benefici dell’aria, quando l’ossigeno manca, e cioè quando l’afa o l’asma insidia la respirazione. Così è per tutte le cose di questo mondo. E dunque anche per la democrazia" (Europeo, 13.9.1991).

  • 6. Introduzione con ricordi, associazioni o reazioni personali. Si propongono qui, in apertura, emozioni o ricordi o propositi suscitati dal fatto o dalla situazione di cui si parla.

Ecco per esempio come comincia la recensione di un libro:

- "Mi ritornava alla mente una vecchia canzone dei Beatles, che diceva - non mi piaci ma ti amo -mentre leggevo la raccolta di racconti di William Goyen. Il libro riferisce…".

Questa introduzione ha il merito di essere leggera, ma non deve essere tirata troppo in lungo. In fondo il lettore non vuole sapere i fatti vostri, vuole essere informato.

Vedi anche: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi

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