Ovvero la conclusione.
Si tratta di un altro dei punti deboli dei pezzi giornalistici.
Spesso infatti l’articolo viene interrotto di colpo.
E’ importante invece che chi legge abbia l’impressione di un cerchio che si chiude.
Ecco perché in effetti le conclusioni spesso sono legate agli incipit, proprio per dare maggiormente questo senso di circolarità.
TIPI DI FINALI
Es.:
"In realtà noi non siamo in presenza di un capo dello Stato eccentrico [Cossiga], ma di un capo dello Stato con caratteristiche eversive, da lui stesso rivendicate e pubblicamente conclamate. A qualcuno piacerà così. A noi no. Ma poco conta. Conta che egli si è messo da tempo fuori dalla legge e dalla Costituzione" (Da "la Repubblica", 17.11.1991)
b. Conclusione con aneddoto: la conclusione con un aneddoto, una storia, un fatto concreto, un’immagine a effetto trae le fila dell’intero testo attraverso elementi narrativi o visivi che attirano la fantasia e l’immaginazione del lettore.
Es.:
"Il politico siciliano dice di aver capito la lezione e di aver rotto definitivamente con certe cattive frequentazioni. Eppure si sa che ha trascorso le vacanze nel villaggio turistico gestito dalla famiglia del boss Gancemi. I bene informati dicono però che non era certo lì per curare i suoi affari visto che si trovava in compagnia di una sconosciuta bellissima che non ha mai lasciato, neanche per un momento…". (Da "Il Mattino", 5.4.1998).
c. Conclusione con brevi affermazioni: questo tipo di conclusione segue un periodo che rappresenta la vera chiusura del testo, come fosse un ripensamento, un suo approfondimento. Spesso questa aggiunta è costituita da un "frammento", una frase senza un verbo in modo finito.
Es. :
"…Per il piccolo S. ci sono dunque poche speranze. O ritorna nel giro della delinquenza. O accetta di essere adottato e di perdere i suo genitori e la sua famiglia. Nel mondo dei bassi napoletani un destino simile a quello di tanti altri ragazzi". (Da "La Stampa", 6.4.1999)
Ecco un esempio tratto da un articolo dedicato alla politica scolastica del governo Berlusconi:
"… Per ora il Ministro della Pubblica Istruzione non pare intenzionato a mettere in atto iniziative significative contro la scuola pubblica e a favore della scuole privata. Anzi c’è chi dice che lascerà le cose come stanno… E se fosse proprio questo - lasciare le cose come stanno - un modo per favorire il degrado della scuola pubblica e l’inevitabile ascesa di quella privata?" (Da "L’Indice", 2001).
Es.:
"Nella lotta tra galli, l’importante è che il becco colpisca feroce e che il sangue schizzi copioso dal collo dell’animale ferito a morte. Solo che ad avere assunto i tratti spasmodici della lotta da cortile è l’intera vita italiana: dov’è una gara a chi urla più forte, a chi azzanna l’avversario alla giugulare e gli augura di andare in malora, lui e tutti i filistei suoi pari".
Vedi anche: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi.
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