18/04/08

E’ L’ORA DELL’INTERVISTA

RILEGGI
I PEZZI SUL CARTACEO

















DECALOGO

Le 10 regole da rispettare quando scrivete un articolo

  1. SI PARTE DAL LEAD: è l'inizio del pezzo. Sono le prime dieci, al massimo venti, righe di un articolo. Possono essere comprensive di più capoversi o anche di uno solo. In quelle righe si condensa la notizia. Nel 'comincio', come lo chiamano i manuali di giornalismo, c'è l'attacco del pezzo. Qui dovete concentrare ciò che ha reso una notizia un fatto, la sua valenza di novità, l'originalità e l'interesse che quel fatto possa avere per un determinato pubblico. In quelle poche righe dovete creare la carta di presentazione, il biglietto da visita del fatto. L'inizio del lead può essere un breve riassunto delle 5 W, può essere una frase virgolettata detta da uno dei protagonisti del fatto, può essere anche solo la risposta ad una delle cinque W e nella frase successiva si spiegano le altre doppie W.
  2. RESTATE DENTRO IL TEMA: primo dovere quando si scrive un articolo è rimanere dentro al tema. Leggete e rileggete il tema proposto per l'articolo, chiedendovi se avete rispettato il soggetto indicato. Non divagate. La scrittura giornalistica, pur essendo creativa, resta dentro i binari della cronaca.
  3. FRASI BREVI: è fondamentale che le frasi siano concise. In questo modo si rischia meno di cadere in pensieri complessi ed in imprecisioni. Lo schema: soggetto, verbo, complemento oggetto, e se necessario qualche complemento di espansione. Mettete un punto e ricominciate la seconda frase come una principale.
  4. SEPARATE I COMMENTI DAI FATTI: l'opinionismo se usato indiscriminatamente è invadente. Quando siete chiamati ad esprimere i vostri pensieri fate in modo che siano: brevi, semplici e motivati, e comunque sarebbe opportuno riservarli per il finale.
  5. PAROLE SEMPLICI ED ADEGUATE AI CONCETTI CHE VOLETE ESPRIMERE: controllate il vocabolario ad ogni minimo dubbio di significato, scoprirete altri vocaboli utili ed il vostro pensiero scritto sarà più efficace interessante e chiaro.
  6. OCCHIO ALLA PUNTEGGIATURA: una virgola ad ogni pausa che fate nella lettura ed un punto ad ogni respiro. Rileggete e notate dove fate queste pause, lì serve la punteggiatura.
  7. RILEGGETE L'ARTICOLO: tre volte sarebbe l'optimum.
  • La prima lettura va fatta per sentire il ritmo, la musicalità del testo. Qualora avvertiste come una stonatura, fermatevi e chiedetevi che cosa c'è che non va. Sviscerate il pensiero della frase che avete scritto prima e quella dopo. Potrebbe mancare un passaggio logico. Aggiungetelo. Se un vostro pensiero non vi sembra coerente e chiaro, nel dubbio, tagliatelo. Infine, chiedetevi se un vostro ipotetico lettore capirebbe ciò che avete scritto.
  • La seconda lettura va fatta con attenzione, a caccia di errori grammaticali, ripetizione di vocaboli, scarsa punteggiatura.
  • La terza lettura sarà la più piacevole. Vi permetterà di riflettere sul testo, lo stile e la sua coerenza. Vi potrete chiedere se il discorso che avete orchestrato nell'articolo fila, se vi soddisfa, se è privo di sbalzi di pensiero. Siete ancora in tempo per intervenire e correggere.
  1. CHIEDETEVI SE AVETE COLPITO NEL SEGNO IL VOSTRO TARGET: ogni giornale ha il suo pubblico di lettori, con gusti, interessi e necessità ben definiti. Questo pubblico in gergo di marketing si chiama target. Il target è l'obiettivo cui mira il giornale per farsi acquistare. Con l'articolo, però, chi scrive non deve vendere un prodotto, quanto raccontare al lettore una storia, una notizia con tutti i suoi risvolti di cronaca, sino al commento ed alla critica, rispettando pur sempre la linea editoriale della testata per cui lavora.
  2. CONTROLLATE CHE IL PEZZO ABBIA IL TITOLO GIUSTO: un buon giornalista, prima di iniziare a scrivere un pezzo, fa una bozza di titolo. Il titolo è il cuore del pezzo, gli dà una identità di scrittura e di lettura. Fare un buon titolo richiede una grande capacità di sintesi, creatività, per non annoiare. Per avere la certezza che la bozza di titolo scelta centri la notizia e sia comunicativa al massimo è giusto verificarne l'efficacia, prima della consegna del pezzo. Ricorda che il titolo è una sintesi di ciò che abbiamo scritto: in poche battute deve rendere l'idea del pezzo e colpire l'attenzione del lettore.
  3. QUELLO CHE NON DOVETE FARE: in un articolo si scrive per gli altri e si deve scrivere nel rispetto del fatto. Si ha quindi l'obbligo di rispettare la verità di cui si è venuti a conoscenza, si deve essere essenziali, e dare le informazioni che servono senza eccedere.
  • non si deve mai danneggiare la privacy delle persone.
  • non si può discriminare nessuno per razza, religione, sesso, condizioni fisiche e/o mentali o per opinioni politiche.
  • non si può scrivere il nome di una persona violentata, si possono riportare dettagli che possano condurre alla sua identificazione. Lo stesso principio si deve rispettare per i minori e per i soggetti deboli.
  • non si può pubblicare il nome di un bambino protagonista di un fatto di cronaca, perché potrebbe incidere negativamente sul suo sviluppo psicofisico.
  • non si può pubblicare le foto che lo renderebbero riconoscibile.
  • non si può fotografare una persona in manette.


Vedi: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi.

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11/04/08

CORREGGIAMO INSIEME

RILEGGI
LA COERENZA INTERNA DEL TESTO
COSA E' UN PARAGRAFO
SVILUPPO E ORGANIZZAZIONE
L'EPILOGO











L'EPILOGO

  • Ovvero la conclusione.
  • Si tratta di un altro dei punti deboli dei pezzi giornalistici.
  • Spesso infatti l’articolo viene interrotto di colpo.
  • E’ importante invece che chi legge abbia l’impressione di un cerchio che si chiude.
  • Ecco perché in effetti le conclusioni spesso sono legate agli incipit, proprio per dare maggiormente questo senso di circolarità.
TIPI DI FINALI
  • a. Conclusione-sintesi: molto comune, presenta un breve riassunto delle principali idee dello scritto.
Es.:
"In realtà noi non siamo in presenza di un capo dello Stato eccentrico [Cossiga], ma di un capo dello Stato con caratteristiche eversive, da lui stesso rivendicate e pubblicamente conclamate. A qualcuno piacerà così. A noi no. Ma poco conta. Conta che egli si è messo da tempo fuori dalla legge e dalla Costituzione" (Da "la Repubblica", 17.11.1991)
  • b. Conclusione con aneddoto: la conclusione con un aneddoto, una storia, un fatto concreto, un’immagine a effetto trae le fila dell’intero testo attraverso elementi narrativi o visivi che attirano la fantasia e l’immaginazione del lettore.
Es.:
"Il politico siciliano dice di aver capito la lezione e di aver rotto definitivamente con certe cattive frequentazioni. Eppure si sa che ha trascorso le vacanze nel villaggio turistico gestito dalla famiglia del boss Gancemi. I bene informati dicono però che non era certo lì per curare i suoi affari visto che si trovava in compagnia di una sconosciuta bellissima che non ha mai lasciato, neanche per un momento…". (Da "Il Mattino", 5.4.1998).
  • c. Conclusione con brevi affermazioni: questo tipo di conclusione segue un periodo che rappresenta la vera chiusura del testo, come fosse un ripensamento, un suo approfondimento. Spesso questa aggiunta è costituita da un "frammento", una frase senza un verbo in modo finito.
Es. :
"…Per il piccolo S. ci sono dunque poche speranze. O ritorna nel giro della delinquenza. O accetta di essere adottato e di perdere i suo genitori e la sua famiglia. Nel mondo dei bassi napoletani un destino simile a quello di tanti altri ragazzi". (Da "La Stampa", 6.4.1999)
  • d. Conclusione-citazione: anche nelle conclusioni, è possibile usare citazioni di tutti i tipi, purché in tema con lo scritto.
  • e. Conclusione-domanda (o conclusione problematica, aperta): la conclusione domanda pone al termine dello scritto interrogativi irrisolti, problemi aperti o scenari futuri.
Ecco un esempio tratto da un articolo dedicato alla politica scolastica del governo Berlusconi:
"… Per ora il Ministro della Pubblica Istruzione non pare intenzionato a mettere in atto iniziative significative contro la scuola pubblica e a favore della scuole privata. Anzi c’è chi dice che lascerà le cose come stanno… E se fosse proprio questo - lasciare le cose come stanno - un modo per favorire il degrado della scuola pubblica e l’inevitabile ascesa di quella privata?" (Da "L’Indice", 2001).
  • f. Conclusione-analogia: la conclusione-analogia introduce un paragone fra il tema trattato e una situazione che presenta delle somiglianze.
Es.:
"Nella lotta tra galli, l’importante è che il becco colpisca feroce e che il sangue schizzi copioso dal collo dell’animale ferito a morte. Solo che ad avere assunto i tratti spasmodici della lotta da cortile è l’intera vita italiana: dov’è una gara a chi urla più forte, a chi azzanna l’avversario alla giugulare e gli augura di andare in malora, lui e tutti i filistei suoi pari".

Vedi anche: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi.

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04/04/08

SVILUPPO E ORGANIZZAZIONE

  • A seconda del genere di testo e dei materiali di cui disponiamo, l’idea centrale può essere sviluppata in vari modi. Vediamone alcuni.

PARAGRAFO DI DEFINIZIONE

  • sviluppa e chiarisce un’idea, un concetto fondamentale.

Un esempio da un saggio storico dedicato al Corano:

  1. "Il Corano è la Scrittura musulmana, vale a dire la scrittura dei seguaci dell’Islam. L’Islam è la religione diffusa agli inizi del VII secolo tra gli arabi (un popolo fino ad allora in gran parte confinato nella penisola araba) dal profeta Maometto. Secondo la tradizione musulmana, il Corano fu rivelato a Maometto da Allah tramite l’angelo Gabriele; questo avvenne in parte alla Mecca, città natale di Maometto, e in parte a Medina, dove egli riuscì a creare uno stato in una società sino ad allora tribale. Il messaggio fu rivelato in arabo, la lingua del popolo cui era rivolto".

PARAGRAFO D'ILLUSTRAZIONE

  • si forniscono esempi, che servono ad illustrare e a chiarire quanto affermato nell’idea centrale.
Un esempio:
  1. "Sono sempre più diffuse, fra i giovani, 'prove di coraggio' attraverso le quali si selezionano i membri giovanissimi di club e di bande sempre più pericolosi e violenti [frase tematica]. A Londra, per esempio, uno dei giochi o riti più in voga consiste nella cosiddetta "prova bandiera", che si svolge all’interno della metropolitana. Per essere ammessi alla banda occorre attaccarsi all’esterno di un vagone e staccarsene quando il treno ha preso velocità e prima che entri nel tunnel. Chi sbaglia muore, chi ce la fa diventa socio del gruppo".

PARAGRAFO DI ANALISI DESCRITTIVA

  • precisa i vari elementi o caratteristiche del fenomeno o della questione trattata.
Un esempio:
  1. "La savana è un sistema di transizione fra la foresta e la prateria, tipico della fascia tropicale [frase tematica]. Il clima è caldo, con lunghi periodi di siccità alternati ad una breve stagione con precipitazioni abbondanti (periodo aprile-agosto). Le piogge e il caldo fanno crescere rapidamente un tappeto erboso formato in prevalenza di graminacee, la cui altezza varia da 1 a 3 metri. Verdeggiante e rigogliosa nel periodo delle piogge, assume un aspetto arido, colorandosi di giallo, durante la siccità. Sono presenti anche arbusti spinosi e bassi cespugli. Qua e là si trovano rari alberi".

PARAGRAFO DI ANALISI CASUALE

  • si danno spiegazioni, che evidenziano le cause, i motivi, il significato di quanto si afferma nell’idea centrale; la descrizione della causa può precedere o seguire quella dell’effetto.
Un esempio:
  1. "Nel Rinascimento ebbero grande impulso i lunghi viaggi marittimi che portarono alla scoperta del nuovo mondo [frase tematica]. I viaggi e le ricerche, di cui si fecero promotori portoghesi e spagnoli, furono stimolati dalla rinnovata fede dell’uomo nelle sue capacità. A questa sete d’avventura si aggiunsero altre ragioni più concrete: l’esigenza di mercati più ampi, la politica di espansione dei nuovi stati e la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi, che costituì una minaccia alla via tradizionale dei traffici con l’Oriente".

PARAGRAFO DI CONFRONTO O CONTRASTO

  • Si svolge un confronto proposto nell’idea centrale. Il confronto può riguardare le somiglianze fra due fenomeni o personaggi o situazioni, oppure gli aspetti contrastanti; oppure entrambe.
Un esempio recente:
  1. "Qualcuno avanza già un paragone con il Kosovo (o Kossovo), liberato dal tallone serbo, ma non redento e perciò rimasto in un inestricabile limbo diplomatico-militare. Con la differenza che il Kosovo è poco più grande della Lombardia e le etnie da dividere sono soltanto due. Mentre l’Afghanistan è più di due volte la Francia e le tribù rivali sono molto di più che nei Balcani". (Da 'la Repubblica' del 15 novembre 2001).

PARAGRAFO DI ENUMERAZIONE O CLASSIFICAZIONE

  • si presentano i diversi tipi o categorie in cui può essere distinta la cosa di cui si parla.
Un esempio:
  1. "La tipologia dei medici fuorilegge è davvero molto variopinta [frase tematica o d’inquadramento]. C’è chi la laurea se la falsifica da solo; di solito uno sprovveduto senza coraggio di confessare alla moglie o ai genitori di non essere mai riuscito a laurearsi. C’è chi, invece, la compra da truffatori organizzati, come l’università Pro Pace di cui hanno parlato di recente i giornali. E infine chi ne fa spudoratamente a meno, ed esercita senza alcuna iscrizione all’Ordine".

PARAGRAFO DI PROVA

  • si forniscono elementi probanti a sostegno di quanto affermato nell’idea centrale. Questo tipo di sviluppo è caratteristico dei testi argomentativi.
Un esempio:
  1. "Una delle passioni principali degli italiani è lo sport [frase tematica]. Lo dimostrano gli stadi affollati, il tifo che esplode ogni domenica sugli spalti, la diffusione, anche nei centri più piccoli, di società sportive di ogni genere. Ma la prova forse più evidente è costituita dalla presenza di giornali esclusivamente sportivi, che raggiungono tirature altissime: il quotidiano più venduto nel nostro paese, difatti, è La Gazzetta dello Sport, caso pressoché unico nel mondo occidentale".

PARAGRAFO DI ENUNCIAZIONE-SOLUZIONE DI UNA QUESTIONE

  • Si usa la forma retorica di porre e successivamente risolvere un problema per sviluppare un discorso.
Un esempio:
  1. "Perché canta l’usignolo? E’ una domanda che forse ci siamo già posti ed alla quale non abbiamo esitato ad improvvisare qualche risposta. Canta per tristezza […]. Oppure: canterà per allegrezza… Ebbene, per quanto plausibili siano tutte queste ragioni di gioia o di pianto dobbiamo riconoscere che sono tutte ugualmente infondate. L’usignolo "canta" (e non è l’unico uccello a farlo) per delimitare il suo territorio, per avvertire gli altri uccelli che non è consigliabile avventurarcisi" (da "la Repubblica" del 16 settembre 2001).

PARAGRAFO DI RACCORDO

  • Talvolta, può essere utile inserire un breve capoverso a sé, con funzioni di transizione.
Del tipo:
"… Ma lasciamo queste questioni piuttosto oscure e affrontiamo un tema più divertente..."

SPEZZARE LE IDEE

  • Queste indicazioni vanno prese con il beneficio d’inventario.
  • Ve le ho date solo come schemi di riferimento.
  • Non prendetele troppo alla lettera.
  • Spesso le tipologie si intersecano, si accavallano, si confondo.
  • L’importante è che i paragrafi siano ben delimitati e delineati. A questo proposito buttiamo lì una regoletta utile: ogni paragrafo dovrebbe poter essere riassunto con una singola espressione sintetica, se ciò non è possibile vuol dire che il paragrafo è aria fritta. Insomma, quando hai portato a compimento un pensiero vai a capo e comincia un altro pensiero.
  • Certo, a volte un capoverso non basta a esaurire un ragionamento. Allora non preoccuparti: spezza quel concetto in più capoversi. Anche in questo caso comunque l’articolazione in più capoversi di quell’unico argomento trattato non deve essere casuale, ma fondata su una sorta di suddivisione interna dell’argomento in questione (i due tre o quattro capoversi devono essere molto connessi tra loro e costituire una specie di super-paragrafo).
  • La regola principale da seguire è quella che ci impone di evitare i paragrafi troppo lunghi che affaticano il lettore.

VERIFICARE L'ORGANIZZAZIONE INTERNA DEI TESTI

  • I paragrafi che compongono un articolo non devono essere come pezzi che non hanno rapporto tra loro, occorre stabilire dei legami fra i capoversi e anche all’interno dei capoversi.
  • Prendiamo questo brano storico che tratta dell’episodio che scatenò la prima guerra mondiale:
- " Il 28 giugno 1914 l’arciduca Ferdinando, erede al trono d’Austria e Ungheria e la moglie Sofia vengono uccisi a Sarajevo (capitale della Bosnia da poco passata sotto il completo controllo austriaco) in un attentato terroristico.
L’Austria lancia un ultimatum alla Serbia: deve mettere al bando le organizzazioni nazionalistiche e affidare alle autorità competenti austriache la direzione delle indagini in territorio serbo per accertare responsabili e mandanti dell’azione terroristica.
Il 28 luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia mentre a sua volta la Russia dichiarava guerra all’Austria".
  • Scritto così il testo risulta incomprensibile. Mancano i collegamenti, alcuni dati di contesto sono stati eliminati.
  • Vediamo di ristabilire i passaggi mancanti (li scriveremo in grassetto).
- " Il 28 giugno 1914 l’arciduca Ferdinando, erede al trono d’Austria e Ungheria, e la moglie Sofia vengono uccisi a Sarajevo (capitale della Bosnia da poco passata sotto il completo controllo austriaco) in un attentato terroristico compiuto dal militante di un’organizzazione nazionalistica filo-serba (che puntava all’unificazione la Bosnia con la Serbia).
Dato che L’Austria è convinta che dietro all’attentato ci siano i dirigenti serbi lancia un ultimatum alla Serbia: deve mettere al bando le organizzazioni nazionalistiche e affidare alle autorità competenti austriache la direzione delle indagini in territorio serbo per accertare responsabili e mandanti dell’azione terroristica.
La Serbia però respinse questo ultimatum e così il 28 luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia mentre a sua volta la Russia, che era da sempre alleata alla Serbia, dichiarava guerra all’Austria".

I CONNETTIVI

  • Come vedete a questo punto il testo s’è fatto leggibile.
  • Ecco, vorrei che quando scrivete un vostro pezzo controllaste continuamente i passaggi, i ponti, i collegamenti tra frase e frase, tra capoverso e capoverso. Inserendo tutti quei pezzettini che facciano da collante, che assicurino coerenza, coesione e progressione. Curate perciò soprattutto i connettivi.
  • Cosa sono i connettivi? Possono essere congiunzioni (e, ma), avverbi (contemporaneamente, successivamente) o espressioni formate da più parole (tipo, in conseguenza, ne deriva che) .
  • Servono a connettere tra di loro le diverse parti del testo e a guidare il lettore nel riconoscere l’articolazione interna di questo.

QUALCHE CONSIGLIO

  • 1. Quando il discorso riprende un argomento citato in precedenza, cercheremo di segnalare la connessione mediante espressioni di rinvio
Ad es.: per queste ragioni…, mediante tecniche del genere…, la tribù di cui s’è detto…, tanto impegno si giustifica…
  • 2. Quando vi è un rapporto logico fra un pezzo e un altro che precede segnaleremo il rapporto mediante adeguati connettivi (espressioni che servono appunto a collegare i pezzi del discorso), in grado di suggerire, di caso in caso, che si introduce una causa, una spiegazione, una conseguenza, una correzione a quanto prima affermato, e così via.
Ad es.: tuttavia…comunque…, invece…, eppure…, nonostante ciò…, dunque…, al contrario…, è evidente che…, ecco perché…, in effetti…, peraltro…
  • 3. Quando vi è una relazione nel tempo e nello spazio, segnaleremo il rapporto mediante elementi temporali e spaziali
come: contemporaneamente…, nel frattempo…, successivamente…, ieri…, oggi…, proseguendo a sinistra…
  • 4. Quando più capoversi costituiscono elementi di una serie, li introdurremo con elementi come: "in primo luogo…, in secondo luogo…, infine…; primo…, secondo…, terzo…"
  • 5. Quando ci si trasferisce da un’idea a un’idea diversa, cercheremo di ammorbidire il passaggio, usando frasi di transizione,
come: "...ma non tutti gli animali si comportano a questo modo..., c’è anche un’altra maniera di considerare il fenomeno..., ulteriori prospettive vengono aperte da..., considerando il problema da un altro punto di vista…".
  • 6. Se è vero che le espressioni di connessione e legame sono fondamentali per saldare e rendere coesi i paragrafi, tuttavia esse non devono appesantire il testo, non devono risultare troppo pedanti e ridondanti.

  • Espressioni come "al fine di chiarire quanto precedentemente detto", oppure "in riferimento a quanto precedentemente affermato" risultano pesanti, goffe.
  • Qualche volta bisogna saper saltare da un pensiero all’altro, senza voler spiegare tutto (ovviamente devono essere salti logici).
  • In altre parole ci sono casi in cui il legame tra un paragrafo e l’altro deve essere reso in modo ellittico e ovvero sottinteso, lasciando al lettore il compito di riempire quel vuoto, quel passaggio (talvolta il lettore si secca se lo trattate come un bambino da tenere per mano, a cui deve essere spiegato tutto, per filo e per segno).
Un esempio:
"La bambina è uscita di casa alle nove del mattino e alle diciotto del pomeriggio non è ancora rientrata. La mamma e il papà sono disperati e chiamano la polizia…".
  • Uno potrebbe chiedere: la mamma e il papà di chi? Ma va da sé che si tratta dei genitori della piccola scomparsa, e che è inutile specificarlo. Così come è inutile specificare cosa denunciano: evidentemente la scomparsa della bambina.

AVVERTENZE

  • Prima di ritenere finito il tuo lavoro e di mostrarlo al caporedattore:
1. Controlla che non vi siano dati o idee in contraddizione con altri (magari si tratta solo di contraddizioni apparenti, ma spetta a te esplicitarlo).
2. Controlla se per caso ci sono pensieri o passaggi fuori tema, poco pertinenti, poco collegati con il resto del discorso, o addirittura inutili.
3. Controlla se ci sono idee che non sono svolte con la necessaria completezza (per esempio possono mancare certi passaggi logici o certi dati; il che rende oscuro il tuo discorso, come abbiamo visto nel caso del brano storico appena citato).
4. Collegato con il punto precedente: controlla se certe tue affermazioni "buttate lì" risultano sufficientemente provate o documentate. Se no, cerca di rimediare; se non puoi o non sai farlo, tagliale senz’altro.
5. Controlla se le idee sono esposte nell’ordine giusto (altrimenti detto: non saltare di palo in frasca).
6. Controlla se per caso il tuo discorso potrebbe risultare più efficace cambiando l’ordine dei pezzi (puoi utilmente servirti del metodo taglia-e-incolla reso possibile dal word-processor).
7. Controlla se esiste un equilibrio tra le parti: mettiamo che tu hai sprecato tre paragrafi per l’incipit, cinque per lo sviluppo o parte centrale del tuo testo, e altri tre paragrafi per il finale; ebbene c’è un evidente squilibrio tra le parti del tuo testo, devi senz’altro rafforzare la parte centrale del tuo discorso.
8. Controlla se le idee sono ben collegate: se il passaggio da un’idea all’altra non è fluido, inserisci degli elementi di raccordo (vedi i connettivi sopra trattati).
9. Controlla se ci sono ripetizioni o inutili insistenze (una volta che hai espresso un pensiero o una convinzione è inutile ribadirli, caso mai fai un rapido accenno di rimando: "come già detto").
10. Controlla se ci sono passaggi inutili e cioè evidenze che possono benissimo essere taciute, sottointese.
11. Controlla se sei riuscito a portare il tuo discorso a una necessaria conclusione o se per caso l’hai interrotto a metà senza giungere a una stretta finale.

DALLE PRECEDENTI PUNTATE

  • Scegliete temi connessi alla realtà descritta
  • E' molto utile una discussione preliminare in redazione, prima di mettersi a scrivere.
  • E' utile organizzare i propri materiali in una scaletta, e non scrivere a getto continuo, per non costringere il lettore ad inseguire faticosamente il tuo disordine mentale.
  • E' tuo dovere informare il lettore e chiarirgli le idee.
  • Tra i toni della denuncia urlata e quelli del lamentarsi continuo, meglio scegliere una terza via: i toni asciutti ed essenziali del racconto dei fatti sono i più efficaci.
  • Ricordati sempre di chi sono i tuoi lettori.
  • Quando parli di problemi sociali l’esperienza individuale, uno o più testimoni, serve per introdurre i lettori a problematiche di carattere collettivo.
  • Prima di scrivere un articolo, soprattutto se di cronaca, devi documentarti, ovvero raccogliere informazioni (da tutte le fonti possibili).
  • Devi dare agli articoli un taglio prettamente sociale, evitando di scivolare sul terreno delle ideologie, dove si corre il rischio di discutere all’infinito senza approdare ad alcun risultato.
  • Evita gli articoli generici.

Vedi anche: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi.

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COSA E' UN PARAGRAFO

  • Il paragrafo (o capoverso) è quel pezzo di testo racchiuso tra un punto e a capo ed un altro punto e a capo.
  • Con un’aggiunta: ogni volta che cominciate un nuovo paragrafo, inserite un rientro, cioè cominciate dopo un breve spostamento a destra rispetto al margine.
  • Il rientro serve a confermare l’a capo.
  • Senza il rientro, infatti, non si capirebbe se una parola che termina sul margine estremo di destra di una riga, seguita dal punto, vada intesa come fine del periodo o come fine capoverso.

Bene. riprendiamo l'esempio del cuscino elettrico in vendita in Cina usato nella precedente lezione:


- " Da quest’anno gli automobilisti cinesi potranno beneficiare dell’agopuntura mentre guidano. E’ stato infatti messo in vendita uno speciale cuscino elettrico, a vibrazioni, in grado di alleviare la fatica del guidatore.
Studiato da esperti cinesi di agopuntura, questo dispositivo si è già rivelato efficace nel ridurre gli incidenti stradali dovuti a una eccessiva fatica o stanchezza degli automobilisti.
Il cuscino, prodotto da una ditta di Pechino, è stato diffuso in 135.000 pezzi destinati al mercato interno. Ma già alcune aziende francesi, tedesche e americane ne hanno chiesto la licenza per produrlo e destinarlo agli automobilisti occidentali".


Qui sono presenti tre paragrafi ben distinti:

  • - il primo paragrafo enuncia il tema di fondo, la scoperta del cuscino elettrico;
  • - il secondo ne illustra gli effetti;
  • - il terzo ne documenta la diffusione.

  • Questa suddivisione lo rende facilmente leggibile. Più in generale diremo che è proprio l’organizzazione di un testo in paragrafi a garantire la sua coerenza/coesione/progressione interna e dunque la sua comprensibilità.
  • Spesso i testi scritti da principianti presentano: o paragrafi mostruosi, lunghissimi, oppure paragrafi incoerenti, che mettono insieme nozioni e concetti diversissimi o che vengono spezzati di punto in bianco.
  • Una cattiva suddivisione in paragrafi testimonia un difetto nella fase della pre-scrittura (la scaletta), e comunque di una difficoltà di pensare per blocchi, per punti. Infatti una cattiva suddivisione è indice di una predisposizione ad ammucchiare le idee, passando da un piano all’altro del discorso, lasciando cadere improvvisamente considerazioni che poi verranno magari riprese nel bel mezzo d’un altro discorso.
  • Un discorso cominciato va completato prima di passare al successivo.


RICORDA

  • un testo ben suddiviso:
    - testimonia che chi l’ha scritto ha idee chiare e distinte;
    - si fa leggere e capire più facilmente.
  • Tra l’altro è più semplice tornare indietro per controllare certi passaggi o per confrontarli con altri (in un testo tutto compatto, senza scansioni è difficile reperire i punti e gli snodi significativi del discorso).

IN PRATICA

  • Stabiliamo che in linea di massima un capoverso (o paragrafo) deve essere caratterizzato dall’unità di significato, ossia dalla coerenza interna.
  • La coerenza deriva dal fatto:
    - che il capoverso tratta di uno stesso argomento centrale (per argomento si intende ciò di cui parla il testo) ;
    - che il capoverso sviluppa un’idea base, ossia un tema (dove per tema s’intende un’idea o una informazione fondamentale riguardante quell’argomento) .
  • In molti casi, ritroviamo entrambi questi elementi.

Ecco un esempio:

- "Il gatto [argomento] è un animale fondamentalmente opportunista [tema]. Dove vivere in gruppo è conveniente e vantaggioso, vive da animale sociale. Dove, invece, implica alcuni svantaggi (ad esempio, dividere il cibo che non è sufficiente per tutti i membri del gruppo) il gatto continua la tradizione dei suoi antenati selvatici, vivere cioè da predatore solitario [sviluppo del tema]".

  • In alcuni casi, invece, manca un tema vero e proprio, e il capoverso si sviluppa a partire dal solo argomento:

- "La chiesa di San Francesco [argomento] è stata costruita nel 1200. La facciata è rivestita in basso di marmi, e per il resto è grezza. Ha tre portali, di cui il mediano è ornato da sculture. Sui fianchi si aprono finestroni. Presenta una facciata gotica, con campanile a cuspide [sviluppo dell’argomento]."


LA LUNGHEZZA DI UN PARAGRAFO

  • Soffermiamoci un momento sul primo tipo di capoverso che è il più diffuso nei testi di natura espositiva, argomentativa, interpretativa.
  • Stabiliamo che le dimensioni di un capoverso normalmente possono variare tra 6 righe e 15. Diciamo dunque una media di 8 – 9, media a cui vi consiglio di attenervi il più possibile.
  • Chi eccede corre rischi, ed è bene che lo sappia (il punto e a capo corrisponde a un momento di pausa logica necessario).
  • Altro punto importante: se possibile evitare di scrivere paragrafi fatti di un unico periodo.
  • Ecco un esempio di paragrafo lungo tratto da un reportage di guerra:

- "Abbiamo visto diversi prigionieri e dato che, come al solito, sono stati messi un po’ dappertutto, nelle prigioni, nelle case, nei container, stiamo cercando di contattare le nuove autorità perché ci diano il permesso di registrarne le identità, ciò che rappresenta una garanzia per la loro sorte".

  • Ecco come può essere riscritto.

- "Abbiamo visto diversi prigionieri. Come al solito sono stati messi un po’ dappertutto: nelle prigioni, nelle case, nei container. Stiamo cercando di contattare le nuove autorità perché ci diano il permesso di registrarne le identità. È una garanzia per la loro sorte".

  • Non c’è dubbio: così è più leggibile.
  • La regola a cui dovete attenervi è dunque la seguente:
  • il paragrafo deve essere spezzato in frasi brevi, chiare ed incisive.

Vedi anche: 'I dossier di Tabloid', supplemento al n°5, maggio 2004, a cura di Paola Pastacaldi.

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